Uno scrittore può essere veramente oggettivo nei suoi romanzi?


"Ma mia cara, così poche cose si realizzano: cosa sono la maggior parte delle vite se non una serie di episodi incompleti?" Truman Capote (Altre voci, altre stanze)

 


La questione dell'oggettività di uno scrittore nei suoi romanzi è complessa e dibattuta. La natura stessa della narrativa implica una certa dose di soggettività, poiché gli scrittori inevitabilmente infondono nei loro lavori le proprie esperienze, credenze e visioni del mondo. Gli scrittori attingono spesso dalle proprie esperienze, emozioni e percezioni per creare storie e personaggi. Anche quando cercano di mantenere una prospettiva neutrale, le loro scelte stilistiche, il linguaggio e i temi trattati riflettono inevitabilmente il loro punto di vista. Questo rende difficile, se non impossibile, raggiungere una totale oggettività.

La narrativa richiede empatia e immaginazione, strumenti che sono intrinsecamente soggettivi. Un autore deve entrare nella mente dei personaggi, comprendere le loro motivazioni e far vivere le loro esperienze, il che comporta un coinvolgimento personale inevitabile. Anche le descrizioni di eventi e ambienti sono filtrate attraverso la sensibilità e la creatività dell'autore.

D'altra parte, alcuni scrittori cercano di minimizzare la propria impronta nei testi adottando stili di scrittura più distaccati o raccontando le storie attraverso voci narranti diverse dalla propria. Tuttavia, anche queste scelte stilistiche sono una forma di intervento soggettivo.

Mentre uno scrittore può aspirare a una certa forma di oggettività, la totale neutralità è probabilmente irraggiungibile. La bellezza della narrativa risiede proprio nella capacità degli autori di offrire prospettive uniche e personali, arricchendo così l'esperienza del lettore.


E "A sangue freddo" di Truman Capote, allora?


"A sangue freddo" di Truman Capote è spesso citato come un esempio di "romanzo verità" o "non-fiction novel", un genere che combina tecniche narrative della finzione con la veridicità del reportage giornalistico. Capote cercava di mantenere un'oggettività rigorosa nel raccontare il brutale omicidio della famiglia Clutter in Kansas nel 1959. Tuttavia, anche in questo caso, l'oggettività assoluta è difficile da raggiungere.



Capote investì sei anni nella ricerca e scrittura del libro, intervistando numerose persone coinvolte e raccogliendo una mole impressionante di dettagli. Il suo obiettivo era di presentare una ricostruzione accurata degli eventi e dei personaggi, senza aggiungere elementi di fantasia. Nonostante questo impegno, la selezione delle informazioni, la costruzione delle scene e l'interpretazione dei fatti riflettono inevitabilmente il suo punto di vista e la sua sensibilità artistica.


Inoltre, Capote sviluppò un rapporto personale con i due assassini, Perry Smith e Richard Hickock, specialmente con Smith. Questo legame influenzò la sua rappresentazione dei personaggi e le dinamiche della storia, sollevando dubbi sull'imparzialità della narrazione. Le scelte narrative e stilistiche di Capote, come l'enfasi su certi dettagli e l'uso di dialoghi ricostruiti, aggiungono una dimensione soggettiva al racconto.


Quindi, "A sangue freddo" è un esempio emblematico di come l'aspirazione all'oggettività possa essere temperata dalla realtà della narrazione. Pur essendo un'opera straordinaria per la sua ricerca e la sua innovazione stilistica, il libro dimostra che l'oggettività assoluta in letteratura è difficile da raggiungere. La visione e l'intervento dell'autore rimangono presenti, rendendo ogni narrazione un'espressione unica della sua percezione del mondo.



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