Sensibilità e talento artistico: due cose diverse


"Oh come soffro, oh come scrivo bene!"



Nell'epoca attuale, la sensibilità è spesso scambiata per talento artistico. Si tende a pensare che chi prova emozioni intense o ha una visione profonda della vita sia automaticamente un poeta o uno scrittore. Ma non è così.

La sensibilità è una predisposizione: chi è sensibile percepisce il mondo con maggiore intensità, coglie sfumature impercettibili agli altri, soffre o gioisce con più profondità. Il talento artistico, invece, è la capacità di trasformare tutto questo in un'opera che non sia solo un riflesso del proprio sentire, ma che possa parlare anche agli altri.

Negli ultimi anni, con la diffusione del self-publishing e dei social, molti libri di poesia sembrano essere più sfoghi personali che vere opere d’arte. Non basta provare un’emozione per essere artisti: serve la capacità di elaborarla, di darle una forma che possa risuonare anche nell’animo di chi legge. La poesia non è solo un diario interiore, ma un lavoro di cesello, di sintesi, di scelta.

Questo fraintendimento ha portato alla pubblicazione di tantissimi testi che mancano di quella cura formale e di quella ricerca stilistica che fanno la differenza tra l’espressione personale e la vera letteratura. L’arte non è solo sentimento, ma anche tecnica e consapevolezza. La grande poesia nasce dalla capacità di elevare l’esperienza individuale a un livello universale.

Forse è arrivato il momento di riportare l’attenzione sulla qualità e sul valore della scrittura. Perché l’arte vera non si accontenta di raccontare un’emozione: la trasforma in qualcosa che vive oltre chi l’ha creata.



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