Alla scoperta di Lucia D'Aversa: Un viaggio poetico tra luce, natura e simbolismo

 Nel suo libro Nel giardino delle luci, Lucia D'Aversa ci invita a intraprendere un viaggio interiore che esplora le connessioni più profonde tra l'uomo e l'universo naturale. La poesia di Lucia è una fusione di luce e oscurità, un cammino simbolico che ci guida attraverso le visioni dell'anima e ci invita a riflettere sul tempo, la memoria e la trasformazione.


In questa intervista, l'autrice ci racconta come la sua scrittura sia un ponte tra la filosofia, la spiritualità e l'arte, e come ogni simbolo scelto nel suo lavoro risuoni come un messaggio profondo che invita il lettore a "respirare" la poesia. Dalla sua connessione con la natura alla riflessione sul viaggio come percorso spirituale, Lucia ci offre uno sguardo privilegiato sul mondo che plasma la sua creatività.

Non è solo una raccolta di poesie, ma un invito a riscoprire la bellezza nascosta in ogni angolo del nostro essere. Seguiteci in questa chiacchierata con Lucia D'Aversa per scoprire il cuore pulsante della sua poesia e la sua visione unica del mondo.




Intervista a Lucia D’Aversa sulla silloge

NEL GIARDINO DELLE LUCI, Chiocciola Edizioni


Luce e oscurità sono temi ricorrenti nella tua raccolta. Come interpreti il concetto di "luce" nelle tue poesie? Cosa rappresenta per te in relazione al percorso interiore e alla ricerca del sé?

Vedo la luce e il buio come simboli: la luce accende i sentieri come la camminata silenziosa di Gandhi, guida che indica la via, accompagna la fiaccolata delle Olimpiadi e dissolve il nero di una vittoria interrotta; per me rappresenta il cammino interiore, la trasmutazione dell’ombra in consapevolezza e della difficoltà in celebrazione, una standing ovescion della pace che accompagna la ricerca del sé.

In molte delle tue poesie c'è una forte connessione tra l'uomo e la natura. Credi che la poesia possa essere un ponte tra l'essere umano e l'universo naturale?

La poesia è un filo di luce che unisce l’uomo al mondo naturale, un cammino scelto tra possibilità e vuoto, un grido che risuona tra le montagne. Il cervo che beve l’arte dal latte rappresenta la purezza e l’istinto della natura che si riflette nell’anima. Per me, ogni elemento naturale è simbolo e messaggero; sono un poeta simbolista e attraverso le immagini della natura cerco di rivelare ciò che è invisibile, la connessione profonda tra uomo, mondo e spirito.

Il simbolismo gioca un ruolo fondamentale nel tuo linguaggio poetico. Puoi parlarci del processo con cui scegli e trasformi i simboli nella tua scrittura?

È un processo di fusione tra visioni e fascino dell’anima; a volte le visioni sono dolorose, enigmatiche, e la realtà appare inconscia. I simboli diventano allora rivelazioni delicate, non gridano ma sussurrano, perché l’anima non parla: bisbiglia.

C'è una costante riflessione sul tempo, la memoria e la trasformazione interiore. Come vedi il rapporto tra la memoria e la poesia?

La memoria è la prima cosa bella, prendo spunto da una canzone: “La prima cosa bella” di Nicola Di Bari, presentata a Sanremo nel 1970, perché da una traccia musicale del passato si crea la poesia oggi. Tutto è entità primordiale.

Le tue poesie sembrano invitare il lettore a non solo comprendere, ma anche a "respirare" la poesia. Cosa intendi per esperienza sensoriale della poesia?

LUCIA D'AVERSA

A volte le emozioni arrivano dal cielo, a volte dalla terra. L’esperienza sensoriale è densa e attraversa il corpo: si può percepire il profumo del proprio respiro. Nelle mie poesie c’è un richiamo sensuale, che raffina e accarezza la pelle, trasmettendo la profondità delle emozioni in modo tangibile e corporeo.

Nella tua scrittura si intrecciano filosofia, spiritualità e arte. Come queste dimensioni influenzano il tuo modo di scrivere e di vivere la poesia?

Sì, perché il linguaggio scritto è profondamente collegato al subconscio; le immagini che scrivo si intrecciano con l’intuizione. Scrivendo il mare, ad esempio, i pensieri si mettono a riposo, e in quel silenzio affiorano e risuonano i grandi filosofi e poeti che hanno celebrato il mare nei loro racconti: da Platone a Giovanni Pascoli, che nella poesia rendono omaggio al mistero e alla bellezza, sommersa come una sirena che emerge appena, rivelando emozioni profonde. Questa fusione di filosofia, spiritualità e arte guida la mia scrittura e il modo in cui vivo la poesia, rendendola un’esperienza di cuore, come nella mia poesia “Tribattito”, tre volte il battito del cuore.

La figura della "musa" o della "lettura interiore" appare più volte nelle tue poesie. Chi o cosa è per te la musa?

La musa per me è la bellezza femminile, percepita attraverso la pittura o la musica, con uno sguardo fisso sulla sua essenza, come nelle poesie “New Life” ed “Esistiamo”. È un chiaro esempio di fisicità, contemplazione ed estasi della bellezza.

La tua raccolta è pervasa da una ricerca di bellezza nascosta, quasi segreta. In che modo la bellezza, nelle sue forme più delicate e enigmatiche, guida la tua scrittura?

La bellezza guida la mia scrittura come una presenza discreta, lasciando al lettore il compito di scoprirla.

C'è un forte riferimento al viaggio, inteso come percorso spirituale e fisico, nei tuoi testi. Come la figura del "viaggio" si lega alla tua visione della vita?

Il viaggio per me è sempre metafisico: è un cammino nei cammini, una salita in cui alla fine si trova un totem, simbolo di conquista interiore e di scoperta di sé.

Chiocciola : Infine, ti chiedo di riflettere su un verso che ritieni particolarmente significativo nel contesto di “Nel giardino delle luci”. Cosa ti ha spinto a scriverlo e quale pensiero o sentimento volevi trasmettere?

La poesia dedicata a Paul Gauguin, maestro dei colori e della luce e simbolista.

Ananas succosa

Sinfonia compiuta

Io lui come due bimbi tahitiani.


LuciDAV  

(clicca QUI per scoprire il libro)




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